
Finito dunque il sodalizio con Triberti e con il Corriere dei Piccoli, Perogatt venne contattato da una importante
casa Editrice tedesca
per realizzare “da solo” per loro il personaggio del coniglio azzurro (ormai aveva dovuto rassegnarsi ad avere il suo personaggio con quel colore…) con la
richiesta però di farne qualcosa di completamente diverso: venne ribattezzato
Sonny (dai tedeschi che dicevano che da loro quel nome “suonava” bene); l’ambientazione
venne trasferita in una cittadina dall’architettura tipicamente tedesca (chiamata
Hasenruh, “il paese dei conigli”) vennero creati moltissimi nuovi personaggi e,
soprattutto, le storie furono destinate non più ai bambini ma ad un pubblico un po’ più maturo e di conseguenza anche il modo di rivolgersi ai lettori era diverso.
Inoltre vi fu un’organizzazione meticolosa del lavoro fra
Italia e
Germania per fare in modo che le riviste che pubblicavano il fumetto (il mensile di grande formato
“Sonny” ed il trimestrale di formato tascabile
“Sonny Parade”) uscissero in tempo, con un’ottima qualità di stampa e delle stesse storie. Unico inconveniente: per
“motivi tecnici” ora il personaggio “Sonny” era diventato
blu!
Tanti furono i disegnatori italiani che realizzarono i fumetti di Sonny, ma tutti con la supervisione
di Perogatt e con uno schema di impostazione ben chiaro fin dall’inizio: tutte le tavole erano schizzate – in azzurro – da Peroni che ne seguiva le varie fasi della
lavorazione per poi dare il suo tocco finale su tutte le tavole realizzate dai vari collaboratori). Ovviamente molte storie erano realizzate completamente da Peroni:
in fondo, voleva divertirsi anche lui…
I testi erano realizzati dallo stesso Peroni, con l’aiuto di alcuni sceneggiatori italiani ed anche un collaboratore tedesco ed uno della Corsica.
Sonny ebbe un successo tale in Germania da superare perfino il “Topolino” tedesco come vendite e gradimento del pubblico…Da lì venne poi pubblicato in molti paesi del mondo,
compreso il
Giappone (che, com’è noto, non pubblica quasi mai fumetti occidentali se non sono “manghizzati”!).
Purtroppo quelle storie, benché concepite e realizzate in Italia, non sono mai state pubblicate da noi. Queste tre tavole,
tradotte occasionalmente in italiano per una rivista di critica fumettistica, sono un’eccezione:
Sfortunatamente, qualche tempo dopo
anche Sonny dovette chiudere: non perché andasse male (tutt’altro: vendeva in media
250.000 copie), ma a causa di una disgrazia che colpì direttamente
l’editore tedesco. Il quale, avvilito, decise di chiudere la casa editrice e tutti i periodici ad essa collegata, fra cui anche
“Sonny” e
“Sonny Parade”.