C o l o n n a    s o n o r a

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"Per Giove!" esclamò l’ometto mentre accarezzava il Gatto. Ma no, non era Gargamella, era l’Ispettore Perogatt che sfrecciava a 120 quadrilioni di biliardi di anni luce al nanosecondo sulla sua Peronave spaziale. "Per Giove!" dicevamo, o meglio, lo diceva Gargamella... ehm, no, mi sto confondendo! Allora, ricominciamo: "Per Giove! Siamo in viaggio per Giove e dovevamo arrivare per Giovedì ma siamo in ritardo e ciò non giova, Giovanni!" disse l’Ispettore. "Eh, è tutta colpa della neve allo scalo spaziale di Ma-te-pensa, sul pianeta Mediolanum" rispose Giovanni, che nella Peronave aveva il ruolo di ASP & CGI (Addetto allo Schiacciamento Pulsanti & Creatore di Giochi Inutili). Così l’Ispettore Perogatt in questo momento di toccante pathos (?) prese una solenne decisione: "Però, però... non ci resta che fare un salto nell’Iperospazio!". All’udire queste commoventi parole, il pronto Giovanni (Sì, chi parla?) si accinse a premere il bottone come solo lui sa fare (va bene, premere un bottone riesce a tutti, ma lui riesce a farlo mentre balla il tip-tap).

La Peronave, con uno strattone, aumentò la sua velocità di crociera di ben 10 Km/h e fu proiettata nell’Iperospazio nonché in tutti i cinema della galassia. L’accelerazione fu talmente brusca che il leggendario ciuffo svolazzante di Giovanni si spettinò rumorosamente, provocando una distorsione nel continuum spazio-temporale. Le stelle e i pianeti incrociati dalla Peronave non sembravano più puntini sparsi qua e là, ma lasciavano scie luminose in perfetto stile George Lucas (ma mai che una stella si sia andata a sfracellare sul parabrezza della nave: che precisione!) quando ad un tratto un enorme tonfo pose fine all’incedere del velivolo. Il ciuffo svolazzante di Giovanni, che era stato appena rimesso in piega con mezzi di fortuna da una task-force di chauffeur spaziali, si spettinò di nuovo e questa volta con gravi danni per le popolazioni dei pianeti vicini.

L’ispettore Perogatt, rimasto completamente illeso anche grazie agli airbag laterali (le basette), non perse la sua flemma anglo-guanzatese e col suo solito tono solenne (così solenne che quando chiede informazioni per strada i passanti si fanno il segno della croce) esclamò: "Però, però... abbiamo avuto una collisione, un urto, sì, insomma, ci siamo spetasciati contro un’altra astronave. Va bè, Giovanni, quando hai finito scendi e occupati delle formalità per l’assicurazione". Il fido Giovanni, non appena la task-force riuscì a sostenere il suo ciuffo con un complesso sistema di argani e pulegge, uscì dalla Peronave col famigerato modulo di constatazione amichevole. Tempo neanche un minuto che il poveretto, tutto spettinato, lacero e contuso, rientrò nel modulo e l’Ispettore Perogatt dovette constatare che l’altro equipaggio non era poi così amichevole.

L'audace Giovanni riferì di essere stato spezzato da uno Wokie (la versione alta e pelosa di Pietro Taricone) e che tutti i passeggeri dell'astronave Millennium Falcor ormai ridotta ad una Smart o, forse peggio, ad uno Smarties, pretendevano di essere scortati sulla Peronave. Quando l'Ispettore Perogatt vide lo Wokie, fu costretto ad accettare.

I nuovi ospiti erano quattro: uno Wokie di nome "Chewbacca", per gli amici "Ciubecca", per i nemici "Paolo"; il comandante Ian Solo (questo era il nome da signorino, ma da quando aveva preso moglie si chiamava Ian Malaccompagnato anche se, egli dichiara, stava meglio prima); ed infine due droidi: il primo si chiamava "12345" (02 per chi chiama da fuori Milano) ed il secondo "MP3", un tale che amava molto cantare. Ad un tratto lo Wokie Paolone chiamò il comandante "jamme, Jan!" (nonostante le apparenze nordiche, Paolo era di origine partenopea) perché era l'ora di ripartire. Ian Malaccompagnato infatti era andato un attimo fuori a prendere una boccata d'aria, ma, come tutti sanno, nello spazio l'aria non c’è. Che fregatura! Dunque l’allegra combriccola si accinse a ripartire e l’Ispettore Perogatt esclamò col suo classico tono solenne (così solenne che quando va dal fruttivendolo gli altri clienti gli fanno l’inchino): "Però, Però... adesso dobbiamo ricalcolare la rotta e partire a rotta di collo, se no su Giove non arriviamo neanche per il rotto della cuffia. E speriamo che non ci siano altre rotture". Scossi da una tale perla di saggezza gli altri fecero largo a Giovanni, che premette il tasto di accensione del mega-extra-supercomputer di bordo "Orby 9000", questa volta però ballando qualche passo di Mazurca.

La prima cosa che l’intelligentissimo computer disse è "Mamma!", come tutti d’altro canto. Poi si lamentò perché l’ultima volta non era stato spento correttamente. Infine dopo una lunga attesa, stupì tutti con uno splendido Screen Saver...

  
(
Dentiblù - Marzo-Aprile-Maggio-Giugno-Luglio-Agosto-Settembre-Ottobre-Novembre-Dicembre 2001)



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