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domenica, 23 novembre 2008
IO SONO DI DOVE MI TROVO

    ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (180)



    Io sono di dove mi trovo
















      Carla Bruni vista dal disegnatore Remo Fuiano - dedicato a mio figlio Paolo che, in tempi 'non sospetti' era un suo ammiratore...L'altro giorno ho letto su una rivista che molti giornalisti erano rimasti scandalizzati dalla frase che ha pronunciato giorni fa la famosa Carla Bruni, sposata con il Presidente Francese Nicolas Sarkozky,  e che, in occasione della famosa frase che Silvio Berlusconi aveva "scherzosamente" pronunciato nei riguardi di Obama, il neo Presidente degli Stati Unitim, dicendo che "è abbronzato"...,  ha detto recentemente: "Quando sento Silvio Berlusconi prendere l'avvenimento alla leggera, e scherzare sul fatto che Obama è 'abbronzato', mi sembra strano. Si dirà che fa parte dell'umorismo... ma spesso sono molto felice di essere diventata francese". Molti giornalisti si meravigliavano che lei, adesso che si è sposata con un francese (anche importante), si ritenga francese e non più italiana. Io invece non ci trovo nulla di strano dato che anche a me, quando mi capita di spostarmi di abitazione da un posto ad un altro, in quel momento mi sento come uno del posto dove mi trovo ad abitare. Io sono nato nelle Marche, a Senigallia,  ma non sento nessuna nostalgia per il posto di nascita (a parte dei rapporti di parentela con i miei parenti che ancora abitano lì); di conseguenza, quando , negli anni '50 mi ero trasferito da Senigallia a Milano, non ero partito con il classico "sacchetto di terra natia..." ma mi ero subito adeguato alla vita milanese. Ero diventato anche io un milanese; mi ero abituato alla loro maniera di agire, di camminare in fretta, di agire e di pensare, ma poi quando, qualche anno dopo fui chiamato a Roma (come dipendente delle testate dellEditrice Ave che editava anche uno dei più prestigiosi settimanali a fumetti, cioè "Il Vittorioso"), dopo un piccolissimo "adattamento iniziale" (molti colleghi all'inizio mi chiamavano "il milanese" poiché avevano notato che io agivo sempre con molta fretta e mi dissero subito: "A Pero, datte 'na carmata!" ("Peroni, datti una calmata"), cioè mi fecero osservare che seguitavo ad agire come quando ero a Milano, cioè con i ritmi che erano in contrasto con quelli romani. Allora diventai subito un romano anche io, tanto è vero che mi abituai anche a parlare un po' come loro ed anzi, in una famosa riunione presso un noto ristorante di il popolare comico Aldo FabriziTrastevere (uno zona classica frequentata dai "veri romani"), alla presenza di persone notissime di allora, come ad esempio il famoso comico romano Aldo Fabrizi ed il famoso regista Pierpaolo PasoliniPierPaolo Pasolini" (che non era di origini romane nemmeno lui, ma si era "integrato" nella mentalità romana), e molti altri, quasi tutti notissimi poeti romaneschi, mi diedero un incarico e cioè di scrivere al momento una poesia in dialetto romanesco. Io accettai subito la "sfida" e poco più tardi mi alzai in piedi e declamai la mia poesia in perfetto romanesco. Ci fu un applauso generale e subito, al momento, mi nominarono "Poeta Romanesco ad honorem"! Insomma, ero diventato un 'vero romano'. Ma poi, nel 1963, quando dovetti ritornare a Milano (dato che in quel periodo i giornali a fumetti romani avevano avuto un notevole calo di vendite e di conseguenza... di soldi...), non feci nessuna fatica e ritornai ad essere milanese, come lo ero diversi anni prima. Ma poi, nel 1985, decidemmo che Milano stava diventando un po' troppo caotica e con troppo smog, ma soprattutto la delinquenza stava aumentando di giorno in giorno, decidemmo di trasferirci in "Brianza" (una ampia zona che circonda Milano ma verso il nord) e trovammo una località che si trova a pochi passi da Milano, ma che per poco si trovava in provincia di Como. Così ci fu un altro cambio: divenni anche io un comasco! Ho conosciuto moltissimi comaschi e con loro ho accettato in pieno il loro modo di vivere e di pensare. Occorre sapere che il carattere dei comaschi è abbastanza diverso da quello dei milanesi: i comaschi hanno un carattere un po' più chiuso e fanno un po' fatica ad accettare chi viene da un altro posto. Ma ben presto io (con la mia famiglia) divenni anche io un "comasco" e fui accettato come tale e mi hanno spalancato le porte. Ho conosciuto moltissime altre persone con le quali siamo diventati subito amici e seguitiamo ad esserlo. Ma non basta, durante il periodo in cui io avevo ricevuto un grosso contratto con la Germania (Amburgo) per la realizzazione completa di due pubblicazioni Copertina del mensile SONNY("Sonny")realizzate Copertina del tascabile SONNY PARADEinteramente dalla mia ditta, la "CPPC" (Carlo Peroni Produzione Comics), avevo frequenti contatti con la Germania ed io e mia moglie ci recavamo molto spesso (a volte tutte le settimane) in Germania, ad Amburgo per poter parlare tranquillamente dei miei personaggi e dei due periodici che realizzavo interamente io con numerosi aiutanti italiani: molti disegnatori bravi ed alcuni notissimi in Italia che mi davano una preziosa mano, come ad esempio Attilio Ortolani (che si firmava Attor e che era uno fra i collaboratori più prolifici), De Vita, Asteriti, Clod (che attualmente collabora al Giornalino, ma aveva iniziato la sua carriera da disegnatore presso lo studio di Bonvi), e moltissimi altri, disegnatori e sceneggiatori, ma io seguivo personalmente la lavorazione completa eseguendo tutti gli schizzi di tutte le tavole ed i testi erano tutti poi ricontrollati da me, e quando i disegnatori mi portavano le tavole, io ci aggiungevo moltissimi miei "effetti speciali" che servivano anche ad "uniformare" la serie; ma anche io, a mia volta,  realizzavo testi e disegni completamente da solo.  Bene, in quel periodo (durato diversi anni, dall'inizio degli anni '70 agli anni '80), io ero diventato un tedesco, forse più tedesco dei tedeschi... Avevo organizzato tutta la mia organizzazione con una mentalità più tedesca che italiana e tutto funzionava alla perfezione, proprio grazie a dei grandi grafici appesi alle pareti dai quali risultavano sempre immediatamente le varie fasi di lavorazione. Del resto, se non avessi agito in quel modo, mi sarebbe stato impossibile riuscire a seguire l'enorme mole di lavoro che dovevo consegnare. E tutto è sempre filato a meraviglia: mai un errore, mai un ritardo! Insomma, quando mi recavo in Germania, io andavo molto d'accordo con i tedeschi perché mi riconoscevano come uno di loro... (e pensare che, durante l'ultima guerra mondiale, ad un certo punto loro erano diventati i nostri "nemici"...). Un altro esempio: per circa una ventina d'anni, noi avevamo in affitto una villetta in provincia di Savona, a Pietra Ligure (Liguria di Ponente); si parla di molti anni fa, quando avevamo i bambini piccoli (ora sono grandi ed alcuni sposati...). Beh, io avevo creato lì anche un mio studio per poterci anche lavorare. Avevo il minimo indispensabile, ma la cosa più bella era che quella villetta era situata in collina (la Liguria ha la caratteristica che all'interno si sale subito verso l'alto...) e dalla finestra della camera (dove avevo sistemato il mio studio) potevo vedere il mare. Era comunque sempre un bello spettacolo. Io preferivo lavorare lì invece che rimanere da solo a Milano. Solo che a quei tempi era quasi impensabile avere un telefono in casa... Quindi avevamo adottato un sistema con i miei datori di lavoro, cioè il Corriere dei Piccoli: quando dovevano comunicarmi dei lavori extra, mi inviavano un telegramma ed io correvo in paese presso la sede della SIP (la compagnia di telefonia che c'era allora si chiamava così) dove ci si metteva in coda e ci si prenotava per effettuare delle telefonate fornendo alla operatrice il numero da chiamare e, quando arrivava la risposta, l'incaricata indicava in quale cabina recarsi per rispondere. Detto così sembra un racconto della... preistoria, eppure si parla degli anni '60 circa... Oggi tutto è cambiato, ciascuno come minimo ha il suo "telefonino", ma allora era impensabile. Eppure il lavoro procedeva sempre molto bene. Ah, per spedire le tavole colorate, non usavo la posta, ma le Ferrovie Dello Stato: a quell'epoca funzionavano meglio di oggi... e si poteva spedire del materiale stando sicurissimi che arrivava. Infatti non è mai andato smarrito qualcosa! Bene, ritornando al discorso iniziale, in una ventina d'anni di quando avevamo quella villetta, noi la usavamo molto e mia moglie ci si recava anche durante l'inverno perché da quelle parti il clima è sempre più mite e per i bambini (allora piccoli) era l'ideale. Anche i liguri, come i comaschi, hanno un loro caratterino: spesso è difficile fare amicizia con loro, ma quando ci si riesce, si diventa "uno di loro" ed avevamo fatto amicizia con molte persone del posto, avevamo anche imparato a curare il nostro orticello alla "maniera ligure", cioè formando nel terreno dei "terrazzi" ottenendo così una produzione migliore. Ma lì il clima era tale che, qualsiasi cosa si piantasse, tutto risultava rigoglioso! Avevamo anche imparato molte ricette locali, come ad esempio a fare il "pesto" nella maniera come va veramente fatta (e anche adesso lo prepariamo spesso, usando il basilico piantato nel nostro orto oppure nei numerosi vasi che mia moglie coltiva nel porticato (non ha lo stesso profumo di quello appena raccolto in Liguria, ma ci somiglia molto!). Ma soprattutto quelli del paese ci consideravano come se noi fossimo del posto e ci si riuniva spesso a conversare, a giocare a carte, insomma noi eravamo diventati dei "liguri"! Io, poi, avevo fatto amicizia con il Dottore Farmacista del posto e, nel tempo libero, avevamo preparato una specie di "teatro di posa" e giravamo un film a "pupazzi animati". Siamo andati avanti così per diversi anni: il film non lo abbiamo mai terminato, ma ci siamo divertiti molto! Lì, poi, avevo conosciuto un disegnatore, Luigino (del quale ho parlato altre volte in questo PeroBlog) che successivamente si era trasferito a Milano e frequentava molto il nostro studio milanese, più per divertirsi che per lavorare seriamente... Luigino aveva la caratteristica di avere un suo umorismo particolare che era contagioso ed assieme avevamo inventato molte "gag" che realizzavamo, non tanto per far ridere la gente, ma per riderci noi! Peccato che poi, con l'andare del tempo, non so come mai, ma ci siamo persi di vista. Spero che legga questo PeroBlog e che mi scriva e che sappia che non l'ho mai dimenticato! Ad ogni modo, per chiudere questa puntata: quando mi incontrerete di persona, per favore evitate di chiedermi "di dove sono": la risposta l'avete avuta da questa puntata...















































       























        Una nota







        Carla Bruni vista dal disegnatore Remo Fuiano - dedicato a mio figlio Paolo che, in tempi 'non sospetti' era un suo ammiratore...In questa puntata, al posto di una foto di Carla Bruni, ho preferito mettere un disegno realizzato magistralmente dall'amico-collega Remo Fuiano (con il suo stile inconfondibile ha realizzato un disegno dove Carla Bruni risulta più lei nel disegno che in qualsiasi foto: bravo Remo!) che ho conosciuto due anni fa personalmente in occasione della Prima "PeroWebConvention", presso Cartoomics - ah, approfitto per ricordare che anche nel 2009 si svolgerà Cartoomics presso la "vecchia Fiera di Milano", in uno dei pochi padiglioni rimasti in piedi, dato che piano piano li stanno abbattendo tutti per dare spazio a dei grattacieli che, visti in un progetto, saranno talmente strani e "sbilenchi" che sicuramente diventeranno la "vergogna di Milano"! Comunque, in occasione di Cartoomics 2009, si svolgerà la terza edizione della "PeroWebConwention", un incontro di amici conosciuti grazie al Web: via e-mail, via chat (Skype o Messenger o Icq o altre chat varie, alcune delle quali ho anche io personalmente sui miei siti) ed ultimamente grazie a FaceBook, il sito grazie al quale ci si può incontrare, dialogare (ed anche chattare se si è on line) e conoscersi meglio (www.facebook.com/perogatt). Quindi invito tutti fin d'ora a partecipare a questo speciale incontro (che ritengo si svolgerà tutto in una giornata: al sabato, dato che la maggior parte di chi arriverà da molto lontano ha chiesto di poter avere il tempo sufficiente per poter ritornare indietro facilmente; ma ne riparleremo con calma quando tutto sarà stato stabilito un po' meglio) che, da questo prossimo anno farà parte integrante di Cartoomics ed avremo un nostro speciale spazio. Cosa faremo? Niente di speciale: ci si conoscerà di persona, ci si scambieranno idee, suggerimenti, pacche sulle spalle, foto in abbondanza, magari si mangerà una torta in buona compagnia, ma soprattutto si consoliderà l'amicizia "virtuale" che si era instaurata e questa diventerà "vera" amicizia! Quindi mi auguro che, oltre al numeroso gruppo del 2008, ci siano anche i moltissimi altri "amici" che non ho ancora incontrato di persona - magari con qualcuno abbiamo fatto delle belle chiacchierate grazie alle web-cam, ma conoscersi di persona è senz'altro tutta un'altra cosa!































        (180 - Segue)






















Postato da: Perogatt a novembre 23, 2008 00:41 | link | commenti (13)
io sono di dove mi trovo

domenica, 02 novembre 2008
L'INCREDIBILE JACOVITTI - BIS

    A richiesta generale...





    Sono in moltissimi che mi hanno chiesto di ripubblicare qualche puntata riguardante degli aneddoti su Jacovitti. Ebbene, ho deciso di accontentarli e rimetto qui la puntata che avevo scritto su questo blog, proprio la prima puntata! Quindi per oggi facciamo una piccola pausa ed inserisco di nuovo quella puntata che era intitolata...







     L'incredibile Jacovitti

    ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA - 179 



    Arrivato a Roma da Milano, mi misi a cercare una casa e scoprii che esisteva una zona speciale, la "zona del Vittorioso"; mi spiego meglio: molti collaboratori e anche dipendenti del "Vittorioso", il mitico settimanale che negli anni '50 era fra i più letti in Italia, abitavano a pochi passi uno dall'altro; c'erano Landolfi, Giovannini, Zeccara, Jacovitti, Domenico Volpi (red-cap del Vittorioso) e molti altri, disegnatori e scrittori ed anche dei redattori che abitavano sempre nella stessa zona, anche se non proprio accanto alle altre abitazioni. La cosa mi piacque e scelsi una casa con i requisiti che desideravo; ehm... a quei tempi cercare una casa era semplicissimo, bastava avere le idee chiare sul "cosa", sul "dove" e sul... "quanto" si era disposti a pagare; quindi optai per un appartamentino di due stanze e, lo scoprii dopo, era proprio nello stesso cortile dove abitava Jacovitti! Sì, proprio lui, il "mito", quello che avevo da sempre letto e ammirato. Così scoprii anche che la finestra del mio studio era proprio di fronte a quella di Jacovitti.





    Jacovitti - visto da Giuseppe FestinoUn giorno portai mia moglie a presentarle Jacovitti, del quale avevo parlato tanto. Mia moglie era un po' intimidita: lui era famoso e non sapeva bene come comportarsi. Ma quando bussammo alla sua porta, Jacovitti cercò subito di far sentire a suo agio mia moglie stringendole la mano. Solo che... aveva nascosto nella sua mano quel piccolo aggeggio che procura una specie di scossa e fa un suono piuttosto notevole. Mia moglie si spaventò, ma Jacovitti la tranquillizzò spiegandole che si trattava solo di un piccolo scherzetto...



    Invitò mia moglie a sedersi in poltrona. Pochi istanti dopo mia moglie saltò in aria spaventata: un serpentello le stava scorrendo sulla spalla! Ma Jacovitti, ancora una volta, la tranquillizzò: aveva messo su quella poltrona un  "serpentello" finto che si muoveva e che sembrava vero.



    Mia moglie era piuttosto perplessa, ma cercò di calmarsi: in fondo eravamo in visita ad un collega...



    Così Jacovitti la fece sedere su un'altra poltrona. Ma, appena seduta, si sentì un forte rumore di un notevole peto... Eh, sì, Jacovitti ne aveva fatta un'altra delle sue: aveva nascosto quell'aggeggio sotto il cuscino della poltrona...



    Chiesi a Jac perchè aveva fatto tutto quello e lui mi rispose candidamente: "Ho pensato che era il caso di far sentire tua moglie fra amici, no?". Solitamente Jacovitti era un tipo non troppo spiritoso, era piuttosto introverso ed anche timido, però con me e mia moglie si era sempre comportato diversamente, diceva che si sentiva a proprio agio... Così diventammo amici oltre che colleghi.







    Jac (gli amici lo chiamavano così: a Roma si abbrevia tutto quello che si può abbreviare, così Jacovitti diventò Jac; io che mi firmavo "Perogatt", ebbi la sorpresa di scoprire che i colleghi preferivano chiamarmi "Pero"...) ci fece vedere alcuni suoi disegni, mai pubblicati che Jac aveva fatto solo per se stesso: si era finalmente divertito a disegnare quello che voleva lui. Mi ricordo di vari quadri, uno era un "semplice" vaso greco (o etrusco?), ma avvicinandosi si scopriva che era formato da una miriade di ometti con una valanga di "scherzi" (non tutti ehm... pubblicabili sul Vittorioso...). Ci disse anche che lui aveva la passione di collezionare armi di vari tipi e ci mostrò una parte della sua raccolta. Io e mia moglie, che non abbiamo mai amato le armi, gli dicemmo che era una raccolta molto interessante e... era venuto il momento di andare, ci saremmo visti un'altra volta...



    un disegno di Jacovitti degli anni '50Tornai molte altre volte nel suo studio che consisteva solo in un piccolo tavolo con pennino e inchiostro ed un mozzicone di matita... Jacovitti non disegnava praticamente quasi niente a matita: si limitava a segnare delle linee base ed iniziava a disegnare direttamente a china sulla tavola, partendo dal punto più in basso a destra per poi risalire ed arrivare all'angolo in alto a sinistra. Questo per ogni vignetta e soprattutto per le sue famose "panoramiche" dove c'era sempre una marea di persone con scherzi vari tutti da scoprire. Inoltre aveva una maniera tutta sua di disegnare a china: ripeteva più volte il segno partendo da uno sottilissimo, fino a farlo diventare un po' più grande. Usava un tipo particolare di cartoncino: Fabriano semi-ruvido (cotone 100%). Passando più volte sullo stesso segno, a volte gli capitava che dalla carta uscissero dei "pelucchi" di carta e occorreva toglierli; per fare questo, faceva dei circolini usando il bordo della tavola. Alla fine la tavola aveva attorno tutti quei circolini fitti fitti. Io gli chiesi come mai usava quel sistema, perché non usava un altro foglio? Lui mi rispose: "Chi me lo fa fare? Tanto poi ritaglio il bordo della tavola e quei "circolini" spariscono." Ma spesso... faceva quei circolini anche negli angoli, così molto spesso consegnava le tavole con i bordi arrotondati: era stato costretto a tagliare anche lì... In redazione, all'inizio, non sapendo di questa sua caratteristica, pensavano che si trattasse di una cosa "originale", quella di consegnare le tavole con i bordi arrotondati... Diverso tempo dopo - e anche oggi - diversi collezionisti mi chiedevano se sapevo il perché di quelle tavole con i bordi arrotondati e la spiegazione era sempre piuttosto difficile, per cui a volte preferivo dire che lo faceva perché gli piaceva così...







    Molto spesso, nel suo studio, mi accorgevo che nel suo cestino c'erano delle "panoramiche" (quei famosi suoi paginoni fitti fitti di persone e con gli spazi per scriverci poi i dialoghi - che lui scriveva sempre dopo) incomplete, molto spesso rotte. Mi spiegò che non gli piacevano e le buttava via. Io gli chiesi timidamente se potevo recuperare quei pezzi e lui mi disse di sì. Così avevo la casa piena di panoramiche incomplete, rotte, tagliate. Non sono mai stato un buon collezionista e preferii far felici dei suoi ammiratori regalando tutto. Non mi rimase altro che un bel ricordo che per me vale molto di più.







    A quel tempo io ero impiegato presso l'Editrice Ave, quella che produceva "Il Vittorioso" (il mitico e famoso settimanale, purtroppo chiuso da anni per colpa di una cattiva gestione...) e molti altri giornali, compresi i famosi "Albi Vitt". Quindi tutti i giorni (con i mezzi pubblici) andavo e tornavo da casa al lavoro e viceversa. Per entrare in casa o per uscire dovevo attraversare un piccolo cortile. Questo per diverso tempo. Ad un certo punto, con la nascita di un secondo figlio, io e mia moglie avemmo la necessità di cambiare casa e cercarne una un po' più grande. "Ovviamente" la trovammo abbastanza presto ed era a circa un centinaio di metri dall'altra (ho scritto "ovviamente" dato che a quei tempi era facilissimo cercare una nuova casa: bastava volerlo e pagare magari un pochino di piu'... ma di case ce ne erano molte e si andava in giro a visitarne divese, fino a quando non si trovava quella che si cercava. Bei tempi!).







    Quando bisognava avere un testimone per la dichiarazione della nascita di uno dei miei figli chiesi a Jacovitti se voleva partecipare. Accettò con entusiasmo. All'anagrafe bisognava mettere le firme e Jacovitti firmò, ma... alla sua maniera: la classica lisca di pesce! Solo a quel punto gli impiegati si accorsero che lì c'era il "famoso" Jacovitti e sparsero la voce con i colleghi che volevano un autografo, ma Jacovitti scappò: non amava la folla...







    Quando andai a trovare Jac per comunicargli il mio trasloco, vidi che era veramente dispiaciuto. Mi dissi: ma allora Jacovitti mi stima! Che bello! Ma dovetti ricredermi, almeno un pochino... Mi spiegò che tanto ci saremmo rivisti comunque, visto che andavo ad abitare così vicino, ma lui era dispiaciuto perché così non poteva più usarmi come "tiro a segno"... Mi spiegò che, ogni volta che io uscivo o rientravo a casa, lui dalla sua finestra mi seguiva con una pistola puntata verso di me e mi seguiva fino a quando uscivo dal campo visivo; ah, ovviamente la pistola era "carica"! Mi disse che ogni volta diceva a se stesso: "Guarda che rischio corre Peroni senza saperlo..."







    Dato che il trasloco sarebbe avvenuto dopo un certo periodo, io da quel giorno evitai accuratamente di traversare il cortiletto: passavo rasente al muro fin sotto la finestra di Jac e poi, con una corsa incredibile, mi infilavo nella porta della mia casa. "Ancora una volta ero riuscito a cavarmela..."







    Perogatt











      Bene,  spero che la cosa sia stata di gradimento di tutti o quasi. Magari qualcuno se la ricordava, come ad esempio l'amico Alberto che so che, arrivato su questo PeroBlog un po' in ritardo, si era messo a leggere tutte le puntate iniziando proprio dalla prima! Ora non so a quale puntata sia arrivato, ma penso che si sia fatto una... "cultura perogattiana", o meglio una cultura sul nostro mondo fumettistico, ma non solo: anche sul Cinema, sulla TV, sul Teatro, sulla Musica e molti altri settori. Insomma, qui ho raccontato finora la bellezza di oltre sessanta anni di storia, una storia particolare ed unica, formata da aneddoti... Sarei lieto di sapere se questa mia iniziativa e' stata gradita ed eventualmente accetto suggerimenti. Come? Ma usando i commenti e magari, anche meglio, la "PEROPOSTA" che si trova qui accanto.




      Perogatt















      179 - segue... con una puntata inedita? Oppure qualche altro aneddoto su Jacovitti? Vedremo... Intanto vorrei far notare che, rileggendo questa puntata mi sono accorto che mancavano alcuni particolari che ho aggiunto, quindi... questa non e' solo una "ripetizione" della prima, ma anche un aggiornamento.















Postato da: Perogatt a novembre 02, 2008 00:13 | link | commenti (16)
incredibile jacovitti - bis