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domenica, 24 giugno 2007
ASTERIX: DI UDERZO O PERONI?

ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (121)



Ehm... Come sarebbe a dire? Lo sanno tutti che Asterix è un riuscitissimo e famoso personaggio disegnato da Uderzo, ma il disegno di un poster con Asterix che è stato allegato ad un numero del Giornalino (in quel periodo il Giornalino aveva anche pubblicato alcune storie di Asterix a puntate ed io avevo preparato anche diverse copertine ed illustrazioni) che metto qui accanto è stato realizzato da Peroni... Ovviamente il titolo di questa puntata dei miei aneddoti vuol essere solo un motivo per incuriosire. Asterix - disegno originale in nero  disegnato da C. PeroniIn effetti il disegno di Asterix che si vede qui a lato è mio (di C. Peroni - misura del disegno originale: cm 30 x 42,5)! Il fatto è che, anni fa (mi sembra negli anni '80) in Italia io ero l'unico autorizzato da Uderzo a disegnare Asterix ed ho fatto una valanga di disegni di tutti i tipi: dai fumetti ai maxi-poster, dai Trasferix (i trasferibili di Asterix) al merchandising, dalle illustrazioni piccole a quelle grandi. Insomma, ho disegnato un po' di tutto con Asterix, ovviamente con il permesso ufficiale di Uderzo con il quale avevo anche una fitta corrispondenza e lui mi aveva anche spedito dei suoi schizzi con gli studi per il "nuovo" Obelix. Infatti, proprio in quel periodo Uderzo aveva deciso di modificare un po' le proporzioni del personaggio Obelix che era diventato molto più alto, più grasso. Insomma, mi aveva mandato tutte le indicazioni necessarie per poter modificare anche io il personaggio Obelix. Purtroppo... durante uno dei miei tanti traslochi, quei disegni sono andati smarriti (o meglio "rubati" da una ditta di spedizioni). Erano andati "persi" alcuni scatoloni e dentro uno di questi c'erano proprio i disegni originali di Uderzo! Io ci sono stato male per il dispiacere e mi sono, ovviamente, arrabbiato con la ditta dei traslochi che mi ha chiesto scusa e mi ha fatto un forte sconto nella cifra pattuita per il trasloco, ma nessuna cifra al mondo poteva sostituire quel mio "tesoro" e cioè i disegni originali del grande Uderzo (con le sue lettere autografe). Purtroppo mi è anche rimasta poca roba che si riferisce ad Asterix. Alcuni maxi-poster mi è impossibile riuscire a metterli qui dato che sono troppo grandi. Ho anche i libretti dei "Trasferix" (se li trovo metto qui la copertina e magari qualche pagina interna di quei "Trasferix", vedremo...) e poi il disegno originale in nero del poster per il Giornalino (che poi è stato colorato su mie indicazioni).

 




NOTA:

I commenti a questo PeroBlog sono molto graditi, a patto che non siano completamente Anonimi (ovviamente ciascuno può scegliersi un suo nickname se lo preferisce, ma che sia "credibile"... o comunque che non risulti come un "Anonymous"...) o che contengano frasi offensive o volgari, altrimenti "rischiano" di essere soppressi. Grazie.





Ergo SpalmaAggiungo in un secondo momento alcune immagini che mi ha gentilmente inviato l'amico Contix. Si tratta di pubblicità - a fumetti - della campagna pubblicitaria di "Ergo Spalma". Se non erro, queste immagini erano state stampate sul Corriere dei piccoli (oppure del Giornalino), almeno così mi è sembrato di capire, comunque in quel periodo quelle pubblicità erano pubblicate su tutti i periodici italiani per ragazzi ed anche per adulti.







 





Perogatt

(121 Segue)



Postato da: Perogatt a giugno 24, 2007 00:27 | link | commenti (5)
asterix

mercoledì, 20 giugno 2007
LE TECNICHE DEI DISEGNATORI DI FUMETTI

ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (120)

Ogni disegnatore ha una sua tecnica nel realizzare le tavole a fumetti. Intanto diciamo che normalmente quasi tutti realizzano le tavole in un formato superiore a quello in cui verranno poi stampate. Con i formati più grandi è più facile curare i vari particolari ed il segno, una volta ridotto, risulta migliore. Ho visto delle tavole originali di disegnatori americani che sono molto più grandi di quelle che si realizzano in Italia. Un po' perchè c'è sempre stata l'abitudine a vedere i loro disegni in grande, ma soprattutto perchè molte tavole sono effettuate per gli inserti domenicali a fumetti dei vari quotidiani. Molti quotidiani infatti realizzano gli inserti nello stesso formato del quotidiano, solo che gli inserti sono tutti a colori. Alcuni quotidiani invece hanno adottato un formato un po' più piccolo, ma i disegnatori, per la maggior parte, realizza comunque le tavole in formati molto grandi. Come dicevo, in Italia si usa realizzare le tavole in formati molto più piccoli, sempre più grandi della misura nella quale verranno stampati i disegni, ma molti disegnatori fanno le loro tavole addirittura quasi come il formato di stampa. Noi disegnatori del famoso e mitico "Vittorioso" eseguivamo quasi tutti dei formati giganteschi. Ma ho visto grandi formati anche per alcuni disegnatori del Corriere dei piccoli. Prince ValiantMa quando dico "grandi", non si tratta comunque dei mastodontici formati degli americani (erano veramente grandi le tavole del famoso Prince Valiant, dell'antico Krazy Kat e moltissimi altri. Anche le famose strip dei quotidiane vengono realizzate molto grandi (io ho in studio alcuni disegni originali di strips pubblicate su quotidiani americani e devo dire che sono di misura molto grande. Ma negli ultimi tempi siamo stati tutti obbligati ad usare dei formati abbastanza piccoli per motivi tecnici: un formato che non deve superare l'A3, che è il formato massimo per gli scanner in circolazione. Di conseguenza chi, come me, era abituato a disegnare i fumetti in formati grandi, è stato costretto a ridurre di molto le misure delle tavole. Io faccio abbastanza fatica a disegnare nel formato A3 perchè per i miei gusti è troppo piccolo; è anche un motivo di vista: in formati piccoli faccio molta fatica a vedere bene i particolari e di conseguenza termino poi i disegni con il computer... Ecco qui sotto un piccolo elenco di alcuni disegnatori:





JacovittiJacovitti molti anni fa disegnava per la maggior parte dei casi nello stesso formato di stampa, ma poi... calando la vista, ha aumentato man mano il formato delle sue tavole fino ad arrivare a formati enormi. Negli ultimi anni avevano costretto anche lui e rimanere dentro il formato A3 e lui faceva molta fatica e realizzava le tavole in due parti: una sopra ed una sotto. Ma, come dicevo, quando disegnava in misura piccola, i suoi disegni erano veramente una cosa incredibile: le sue tavole erano sempre strapiene di particolari e vederli così in un formato molto piccolo ci si meravigliava sul come avesse fatto. Lui mi diceva che, grazie alla sua buona vista, ci si trovava meglio ed era stupito nel vedere il formato delle mie tavole... Jacovitti usava poca matita: faceva solo degli schizzi preparatori e basta. Usava dei pennini piccoli, carta fabriano cotone 100% e, dato che a volte uscivano dei pelucchi della carta, faceva la punta al pennino facendo una montagna di circoletti tutto intorno alle tavole, circoletti che poi tagliava e le tavole che consegnava avevano quasi tutte il bordo arrotondato: molti pensavano fosse un suo capriccio, invece era una esigenza. Lo studio di Jacovitti era scarno: c'era una vetrina con una collezione di armi (autentiche) e poco altro. Aveva un piccolo tavolo, quel tanto che gli bastava per tenerci sopra una tavola e l'inchiostro di china ed un pennino. In un angolo c'era una piccola gomma: aveva poco da cancellare una volta terminato il disegno...





LandolfiLandolfi
disegnava anche lui le tavole divise a metà perchè le disegnava in grande ed era scomodo tenere le tavole intere sul tavolo di lavoro, quindi le divideva in due parti e poi in fase di stampa venivano unite. Disegnava con molta accuratezza le vignette: nel disegnare le persone (o gli animali) studiava prima anche i muscoli e poi ci metteva sopra i vestiti, il tratto lo disegnava a matita con due linee che poi riempiva con il pennellino: con questo sistema dava l'idea che avesse usato dei pennelli molto grossi, invece usava solo dei pennelli molto piccoli. Successivamente poi decise di gettare via i pennelli e si mise a disegnare in nero con dei "rapidograph", degli aggeggi che servivano soprattutto ai geometri. Con questi pennini ha realizzato delle tavole molto curate e molto ombreggiate, soprattutto per le storie che aveva realizzato per il Giornalino. Il suo studio praticamente non esisteva: disegnava in salotto (anche perchè così poteva vedere la televisione mentre disegnava...







GiovanniniGiovannini
era molto preciso, il suo studio era perfetto ordinatissimo; disegnava a matita con molta precisione e poi ripassava i disegni con il pennello ed a volte usava anche il pennino. Il suo studio era un capolavoro di semplicità ed eleganza. Niente disegni appesi alle pareti, ma solo una bella libreria con dei libri che gli servivano per la documentazione, anche se poi usava molto di rado quei libri perchè aveva una memoria incredibile e riusciva a disegnare a memoria delle divise curando anche i particolari.







Caprioli era diventato schiavo dei suoi famosi puntini ed era riuscito a farli ormai automaticcmente ed era velocissimo nel fare quei numerosi puntini. Usava solo dei pennini di una grandezza abbastanza piccola. Le sue tavole solitamente non erano molto grandi e, nel vederle, si osservavano come se si trattasse di quadri tanto erano precise. Caprioli - autoritratto
Sinceramente non so com'era il suo studio: avevo tentato più volte di fare in modo che mi invitasse a visitarlo, ma ogni volta cercava qualche scusa. Non ho mai saputo se era per timidezza oppure perchè era un introverso e non aveva piacere che gli altri vedessero dove disegnava.









Bottaro
: si dice che usasse preparare bene l'inchiostro per fare in modo che il tratto risultasse perfettamente nero. Forse sono in tanti che non sanno che ci sono molti disegnatori, specialmente di genere veristico, che usano l'inchiostro di china allungato con acqua distillata per fare in modo che il pennello scorresse meglio, poi in fase di stampa quelle tavole che risultavano quasi grigie venivano stampate in nero.







Polese - autoritrattoUno di questi era Renato Polese. Aveva (ed ha) una mano fenomenale riuscendo ad ottenere degli effetti di ombre e luci usando solo pochi tratti di nero, ma ben dati. Polese aveva sempre usato il pennello, ma ogni tanto eseguiva dei ritocchi con il pennino. Polese, al contrario della maggior parte degli altri disegnatori, non abitava a Roma, ma sul litorale romano, ad una ventina di chilometri di distanza. Andava quasi sempre in giro in moto ed una volta si è trovato davanti un grosso maialeche non aveva visto prima e ci è andato addosso. Risultato: è stato con una gamba ingessata per diverso tempo. Quando aveva colpito il maiale, questi era morto ed il proprietario pretendeva che lui gli pagasse l'animale. Ci fu una disputa che durò molto tempo e mi sembra che alla fine Polese si mise d'accordo regalando al contadino dei suoi disegni originali. Purtroppo non ho mai avuto occasione di recarmi presso la sua abitazione e vedere come e dove lavorava.







Sorgini - vignettaAnche Sorgini (che era stato allievo di Polese) usava quella tecnica, cioè dell'inchiostro di china diluito, ma lui lo diluiva un pochino meno. Gli originali non erano molto belli: bisognava immaginare come risultavano poi stampati. Ma, al contrario di Polese, Sorgini usava dei pennelli un po' più piccoli. Per un certo periodo realizzarono assieme dei fumetti firmandosi Pogini. Molti lettori scrivevano al giornale per chiedere chi fosse quel disegatore con quel nome strano... Anche per quanto riguarda Sorgini, non ho mai visto il suo studio, ma immagino che fosse molto ordinato: era un tipo molto preciso.







Io avevo avuto varie fasi: all'inizio usavo il pennello (ma di misura abbastanza grande usando solo la punta), poi sono passato ai pennini, perfino pennini a punta quadra, poi avevo usato le penne d'oca, come ai tempi di PeroniLeonardo da Vinci... Con la penna d'oca occorreva fare spesso la punta tagliendone dei pezzettini. consumavo molte penne d'oca. poi ho scoperto dei pennini tubolari che contenevano inchiostro da soli e non occorreva intingere nell'inchiostro in continuazione. Ma un giorno ebbi un'idea: inserire questi pennini tubolari nei portamine. In questo modo non ero costretto ad usare dei legnetti molto sottili e leggeri, troppo leggeri che vendevano nei negozi. Quindi, quando sono usciti i pennarelli, ne ho provati di tutti i tipi. con i pennarelli ci disegnavo anche i disegni animati ed anche oggi uso i pennarelli: ne uso di varie marche e di varie misure. Quanto al mio studio è abbastanza grande ed abbastanza... disordinato... Cioè è un ordine nel quale mi ci trovo solo io. Ogni tanto "tento" di mettere in ordine lo studio, ma... poco tempo dopo ritorna il disordine nel quale, sinceramente, io mi ci trovo meglio. Il troppo ordine mi "raffredda" le idee: mi viene voglia di disegnare molto più freddo e poi faccio più fatica a disegnare, mentre nel mio "disordine ordinato" tutto nello studio diventa molto più caldo. Chi viene a trovarmi spesso si diverte a cercare di rintracciare delle cose che a prima vista non si notano: occorre scoprirle, come ad esempio le mie collezioni di banconote fasulle (non false, ma di formati o scritte diverse), di sottobicchieri per la birra (da tutto il mondo), di accendini curiosi e divertenti. Molti amici mi aiutano ad arricchiere queste mie collezioni. Solo che... più vado avanti e più mi accorgo che mi manca lo spazio per dove sistemarle...



Perogatt



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(120 Segue)



Postato da: Perogatt a giugno 20, 2007 17:11 | link | commenti (5)
tecniche disegnatori

venerdì, 15 giugno 2007
Sarà un caso?

ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (119)



Tutti di certo sanno che Jacovitti aveva realizzato per molti anni il mitico "Diario Vitt", ma penso siano in pochissimi a sapere che per un anno, per il Copertina del Diario Vitt 1954-551954/1955, lo avevo illustrato io. Non ho mai saputo come mai quell'anno lo avevano fatto fare a me e non a Jacovitti, ma io accettai con entusiasmo anche perchè sapevo che il "Diario Vitt" era molto letto. Però mi ero subito posto il problema di come disegnarlo: non potevo di certo farlo alla maniera di Jacovitti per evitare dei confronti (io avrei perso comunque...), quindi decisi di cambiare completamente stile e modo di realizzare le vignette interne. Ma per la copertina la studiai in modo che non fosse "pazzoide" come quelle che faceva Jacovitti, ma tenermi un po' più sul semi-serio. Metto qui accanto la copertina per poterla osservare. Lo so, guardato oggi il disegno non è poi tanto bello, ma allora era molto piaciuto al redattore capo e questo a me bastava. Anche come vendite del Diario, quell'anno non ci furono cali nelle vendite, quindi potevo ritenermi soddisfatto. Un giorno che avevo incontrato Jacovitti gli chiesi scusa per il Dairio Vitt realizzato da me: me lo avevano chiesto e mi avevano assicurato che Jacovitti ne era al corrente, e lui mi confermò che non dovevo temere, anzi mi fece le sue congratulazioni per come lo avevo realizzato, cioè non ero stato tentato di farlo "alla Jacovitti"... Comunque la copertina gli era piaciuta. A me, una volta stampata piaceva un po' meno, ma mi limitavo a sorridere. Sapevo che Jacovitti non era mai stato falso, con me poi aveva sempre detto la verità, quindi gli avevo creduto. Come si può vedere dall'immagine che metto qui accanto, si vede un ragazzo, visto di spalle, che apre la finestra ed osserva i suoi compagni fuori che stanno recandosi a scuola; non sapevo neanche io se quel ragazzo alla finestra fosse rimasto in casa magari perchè quel giorno aveva deciso di "saltare" la scuola, oppure perchè magari stava poco bene, oppure semplicemente (come del resto avevo intenzione io) che si stava preparando anche lui a recarsi a scuola. Ognuno era libero di dare una sua interpretazione. Ma poco più di un anno dopo (28 marzo 1957), uscì, come allegato al quotidiano "Il Giorno", Testata del Giorno dei Ragazzi"il Giorno dei Ragazzi" che ebbe un successo incredibile. All'inizio aveva un formato all'incirca come "Il Vittorioso", ma poi diventò molto grande, come quello del quotidiano. Jacovitti aveva iniziato subito a collaborare a questo settimanale (creando anche il famosissimo "Cocco Bill") ed erano diventate famose le sue enormi "panoramiche", cioè delle grandi tavole con dentro una miriade di persone con moltissime battute, ovviamente tutte "pazzoidi"... Il Giorno dei RagazziMa quando uscì il primo numero notai subito che il "logo" del "Giorno dei Ragazzi" era spaventosamente uguale al disegno che io avevo fatto per il Diario Vitt. Non seppi mai se quello fosse stato un caso, oppure... se qualcuno si era ispirato vergognosamente alla mia copertina. Avevo provato a chiedere in giro, ma nessuno seppe mai dirmi qualcosa in merito, ma moltissima gente si era accorta della somiglianza, tanto che erano in molti quelli che pensavano fossi stato io a realizzare il "logo" del "Giorno dei Ragazzi"! Feci molta fatica a spiegare che io non c'entravo per niente, anzi avevo chiesto alla redazione di quel giornale se era possibile collaborare, ma mi avevano risposto che lo spazio era tutto occupato da Jacovitti, quindi non c'era nessuna possibilità di entrare nel gruppo dei collaboratori... Peccato, perchè almeno in quel modo avrei potuto far finta  di aver preparato io il logo della testata del "Giorno dei Ragazzi"....  Comunque metto qui accanto anche questo  "logo" più una pagina del settimanale nel periodo quando era di formato normale e non ancora gigantesco.





Perogatt





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(119 Segue)

Postato da: Perogatt a giugno 15, 2007 23:57 | link | commenti (3)
sara un caso

sabato, 09 giugno 2007
ANCORA SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE

ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (118)

Mi accorgo che avrei ancora tantissimi aneddoti riguardanti la seconda guerra mondiale. Ero molto indeciso se metterli o no, ma ho ricevuto diverse e-mail da amici che mi invitano a raccontare avvenimenti accaduti durante questa stramaledetta guerra ed allora mi sono deciso, sperando che possano interessare, quindi ne metto qui alcuni. Soldati tedeschi al lavoroAvevo già detto in un'altra puntata che, quando l'Italia si trovava in una situazione balorda e cioè i tedeschi scappavano mentre gli americani avanzavano. I fascisti ci avevano avvertito che nei paesi dove erano arrivati gli americani e la gente aveva fatto festa all'arrivo degli americani, molte volte era successo che poi i soldati tedeschi erano riusciti a riprendersi alcune zone perse e si sono vendicati con la popolazione che aveva festeggiato l'arrivo degli americani. Così noi da una parte non vedevamo l'ora che arrivassero gli americani e dall'altra temevamo che si verificasse quanto ci era stato detto. C'erano diversi fascisti che ci avevano anche detto di stare attenti perchè assieme ai soldati americani c'erano anche i "negri": dei cannibali con la sveglia al collo che mangiavano la gente! Sapevamo che erano tutte invenzioni, però un po' di paura erano riusciti a mettercela. Soldati tedeschiComunque i soldati tedeschi in fuga si comporrtavano in maniera molto particolare: alcuni scappavano letteralmente con paura, un soldato tedesco molto giovane si era rivolta a mia madre e piangendo le disse che lei le ricordava sua mamma e lui aveva paura, molta paura e si era messo a piangere. Mia madre aveva cercato di consolarlo, ma non sapeva proprio che cos'altro dirgli. Alcuni soldati tedeschi ci dicevano che se ne andavano ma di stare in guardia che sarebbero tornati perchè avevano saputo che i loro capi stavano costruendo una bomba che avrebbe spazzato via un'area di almeno 200 chilometri" Noi pensavamo che si trattava di propaganda "stupida", inventata solo per far stare tranquilli i soldati, invece poi abbiamo saputo che la cosa era vera: effettivamente in Germania i tedeschi erano a buon punto con la costruzione della bomba atomica... Ma in quei momenti noi pensavamo che la propaganda aveva convinto i soldati tedeschi che stavano per vincere la guerra! Comunque i tedeschi, mentre scappavano, si portavano dietro il bestiame ed un giorno vennero nella fattoria dove mi trovavo io. Lì c'era un contadino che si era completamente fasciato una gamba e fingeva di essere zoppo. Gli altri erano scappati. I miei genitori proprio quel giorno erano andati in città per cercare di rimediare qualche cosa da mangiare. Quindi i tedeschi, vedendo che c'ero solo io, un ragazzo, mi obbligarono a tenere due mucche per andare con loro che si stavano portando via le mucche. Io avevo cercato in tutti i modi di far capire loro che io non ero un contadino e che non avevo la minima idea su come si portavano le mucche (avevo studiato il tedesco per due anni e qualche frase ero capace di dirla). Infatti le mucche non mi obbedivano ed andavano a finire nei fossi. I soldati tedeschi se la prendevano con me e mi obbligavano a stare più attento. Ma non avevano creduto nemmeno ad una parola di quento avevo detto loro. Arrivati presso la fattoria vicina (lontana circa un paio di chilometri), si fermarono per prendere da quella fattoria altre mucche ed avevano convinto, con il mitra puntato, un contadino a guidare le mucche. Nel frattempo i tedeschi non guardavano me ed io approfittai per legare le corde delle mucche ad un albero e scappare di nascosto in mezzo ai campi. Solo che quei campi erano taglientissimi: era stato tagliato il grano da poco e si sa che le piante del grano, una volta tagliate, diventano taglienti. Io non ci facevo nemmeno caso. Scena drammaticaSentivo molto dolore ai piedi e alle gambe ma correvo come un pazzo fino a quando arrivai alla casa dei contadini da dove ero partito. I piedi mi sanguinavano, ma ero contento di avercela fatta a scappare. Sono poi trascorsi diversi mesi prima che si rimarginassero le ferite ai piedi anche perchè lì non avevamo medicinali di nessun tipo. In seguito, poi, per diversi anni soffrii molto con i piedi che mi facevano sempre male e anche oggi mi capita a volte di sentire dolore ai piedi. Un'altra volta i tedeschi giravano per le cascine in cerca di persone da usare come schiavi (ho saputo poi che le persone che avevano preso, poi le avevano portate in Germania) ed io avevo appena fatto in tempo a nascondermi sotto un letto, accovacciato e stringendomi il più possibile contro il muro, specialmente quando sentii arrivare i tedeschi che infilavano il mitra sotto il letto per sentire se c'era qualcuno, ma io mi assotigliavo sempre di più in modo che si convincessero che lì non c'era nessuno. Quando finalmente se ne furono andati, io diedi un fortissimo respiro: ero stato parecchio tempo senza respirare pur di non farmi notare, altrimenti non so che cosa sarebbe successo! Una volta vidi un soldato tedesco che era stato messo proprio presso la nostra cascina (all'esterno) per fare la guardia tutta la notte. Aveva una faccia impaurita ed era stanco, stanchissimo. Inoltre era anche lui molto giovane. Gli americani istudiano un piano di azioneAllora decisi di prendere una balla di fieno e portargliela per prepararsi una specie di giaciglio. Lui mi ringraziò moltissimo e cerchò in tutti i modi di dirmelo in italiano. Mi fece molta pena. In fondo, i tedeschi non erano tutti "cattivi": ce n'erano alcuni che si comportavano molto male, ma moltissimi erano solo delle vittime. Una volta arrivati gli americani (ho raccontato di questo in un'altra puntata) io poco dopo vidi dietro un pagliaio un soldato tedesco morto. Era proprio quello che, giovanissimo, si era messo a piangere con mia madre. Mi fece tanta pena: che colpa ne aveva lui se dei pazzi criminali avevano iniziato quella sporca guerra! Penso di essere stato l'unico a fermarmi a dire una preghiera per lui. Ormai la gente non voleva più saperne dei tedeschi, neanche se erano morti. Questa è la guerra. E quando sento gente che vorrebbe che ci fosse un'altra guerra, io mi sento male al solo pensarci. La guerra non è quella dei film: la guerra è una cosa seria, specialmente se si è giovani, molto giovani.














Perogatt


















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(118 Segue)




Postato da: Perogatt a giugno 09, 2007 19:48 | link | commenti (8)
ancora seconda guerra mondiale

lunedì, 04 giugno 2007
ANEDDOTERIA PEROFUMETTOSA (117)

La "fabbrica" delle idee


Molte volte mi capita che qualcuno mi chieda: "Ma come ti vengono le idee?". Non è facile dare delle risposte, ma solitamente rispondo in Perobohmaniera abbastanza semplice. Almeno lo credo... Comunque ho pensato di mettere in questa puntata le risposte alla domanda che sembra semplice, ma non lo è. Bene, le idee non vengono così, per caso. A volte può capitare che all'improvviso, non si sa come mai, venga in mente una idea, magari un po' bislacca, ma io sono abituato a non buttare via niente: mi scrivo tutto, anche delle idee che all'inizio potrebbe sembrare che non significhino niente, ma poi... poi scopro che invece l'idea era buona, andava solo studiata un po' meglio. Ma andiamo per ordine. Non è esatto parlare di creazione delle idee in linea generale. A volte occorrono idee per delle vignette, battute con le parole o vignette "mute", cioè senza parole: per me personalmente è una delle cose che mi fa faticare di più, mentre altri miei colleghi le preferiscono, come ad esempio il grande Cattoni e l'amico-collega Athos; a quest'ultimo hanno chiesto tempo fa di fare dei fumetti e lui mi ha detto che per fare dei fumetti, cioè sequenze con dei dialoghi, lui fa molta più fatica delle tavole senza fumetti. Molto spesso a noi umoristi ci chiedono delle "vignette a tema", cioè ci danno un tema (per la maggior parte delle volte di argomenti strani, difficili...) che servono poi per delle manifestazioni con mostre di disegni originali con vignette tutte allo stesso tema. La maggior parte si tratta di una raccolta di disegni senza altro scopo che quello di divertire, altre volte ci sono dei premi ed allora (almeno per me) si blocca il "meccanismo" che fa scattare la molla dell'idea... Di conseguenza si fanno vari tentativi ed alla fine occorre fare una scelta fra tutti gli schizzi eseguiti. Non è detto che quello che si è scelto sarà poi quello che piacerà alla giuria, ma in quel momento io me ne frego e penso a me stesso: l'importante è che piaccia a me. Ma come si fa a creare una battuta? Devo dire che bisogna essere dei bravi osservatori: osservare molto la gente, osservare la Tv, leggere molti giornali e piano piano scatta la molla e l'idea zampilla forte e la maggior parte delle volte è quella buona. Altrimenti, se non mi viene in mente nessuna idea buona, solitamente rinuncio: preferisco non partecipare che consegnare delle battute fiacche. Qualche anno fa (1991) mi avevano invitato a realizzare delle vignette sul tema "il parto" che servivano per un congresso sulla Maestro Ginecologia e Ostetriciamedicina perinatale. Ho preparato una serie di vignette e le ho spedite. Beh, qualche tempo dopo mi è arrivato uno speciale e grande diploma dove risulta che mi hanno nominato "Maestro in Ginecologia e Ostetricia", il tutto firmato dai medici partecipanti! Solitamente non do molta importanza ai premi sotto forma di pergamena, ma questo premio, stampato su pergamena e scritto a mano, l'ho incorniciato: mi ha fatto molto piacere. Il fatto è che, mi hanno spiegato, che nelle vignette io avevo "centrato" esattamente l'argomento che poi sono diventate anche una parte delle conferenze dato che io avevo sollevato dei consigli e dei suggerimenti per quali sono le condizioni migliori per partorire. Non era un tema facile da sviluppare, ma... avendo avuto ben quattro figli evidentemente ne sapevo qualcosa... Quindi da quel momento posso fregiarmi del titolo di Maestro in Ginecologia e Ostetricia! Quando abitavo a Roma c'era un periodo in cui collaboravo ad un giornale che mi pubblicava da una a quattro o cinque vignette alla settimana. Per fare questo però io dovevo realizzare almeno circa 200 schizzi con le idee base e portarle al direttore che scartava, con una velocità incredibile, ed alla fine saltavano fuori pochissime idee che aveva accettato. A quel punto si trattava di un lavoro puramente esecutivo e mettere su cartoncino ed inchiostro di china le idee-base. Da molto tempo mi sono abituato ad andare in giro e prendere appunti da discorsi cha fa la gente e di conaseguenza, a quei tempi, andavo molto in giro in tram ed ascoltavo i discorsi: molti si prestavano a trasformarli in battute. Mi ero anche abituato a mettere una agendina sul comodino: avevo scoperto che molte volte di notte mi venivano in mente delle idee, così le scrivevo sul libriccino e la mattina dopo decidevo se valeva la pena di portarle avanti oppure cancellarle. Ma la maggior parte delle volte ho scoperto che si trattava di idee buone, andavano solo sistemate, "limate" e la battuta era bella e pronta! Ma lo stesso discorso vale anche per le idee dei soggetti di fumetti.Mondo Lumaca Anche questi non nascono per caso... Innanzitutto occorre aver "costruito" bene un personaggio (con la sua psicologia, i suoi difetti o tic, ecc.) e provare ad immaginarlo in varie situazioni. Ad esempio, se il personaggio in questione va al lago cosa può succedergli? Se va in giro per la città cosa accadrà? Si buttano giù le prime idee (solitamente poi gettate via) e ci si lavora sopra fin quando la storia prende forma. Ma non sempre si tratta di idee e basta, occorre anche una buona dose di "mestiere": ci sono delle situazioni che solitamente "fanno ridere", altre invece servono per creare un alone di mistero, e così via. Dopo si scrive la sceneggiatura dove si sviluppano i dialoghi e si aggiungono delle gag per far ridere, ma al momento giusto! Non sempre mettere troppe gag di seguito è buona cosa: meglio dosarle nella giusta maniera. Lo stesso vale anche per dei soggetti per storie veristiche. Quando (per molti anni) facevo anche i fumetti di fantascienza con un disegno veristico, mi leggevo molti libri di "Urania", andavo a vedere molti film fantascientifici. Questo mi serviva per "caricarmi" per farmi entrare nel clima e anche in questo caso mi venivano dei soggetti devo dire buoni. Ma non "copiati": dovevo entrare nel clima giusto per poter farmi venire in mente delle idee da fantascienza. Mia moglie, poi, agli inizi di Diabolik aveva scritto molti soggetti per le due sorelle Giussani, idee che poi loro sceneggiavano e che io... disegnavo... Quando poi devo pensare ad idee pubblicitarie solitamente non perdo molto tempo: ho scoperto che "la prima idea" molto probabilmente è quella buona. Così moltissimi slogan, molte frasi che poi la gente ripete in continuazione io le avevo inventate lì per lì ed hanno funzionato. Frasi tipo "Wilma, dammi la clava!" (con Fred Flintstone - per il "Neocid", un insetticida) oppure "Eh no, su De Rica non si può" (con Gatto Silvestro per i prodotti di pomodoro in scatola), ecc. sono nate in pochissimi minuti ed ai clienti erano (stranamente) piaciute ed alla gente pure...

Multirazziale











Rospi



Rane virtuali Domatore Gatto lavatrice

Gallina Amore Toro

Slurp Barzellettiere Sigarette

VarieVarie
Le vignette qui accanto erano servite per illustrare un articolo.




Perogatt





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Postato da: Perogatt a giugno 04, 2007 23:07 | link | commenti (9)
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