50 ANNI DI RISATE


INTERVISTA A CARLO PERONI / PEROGATT

di LORIS CANTARELLI (cantarelli@tiscalinet.it)

Intervistare Carlo Peroni è come cercare di fare ordine nel gonnellino di Eta Beta. I ricordi di oltre cinquant’anni di esperienza nel mondo del fumetto (e non solo) si mescolano a gustosi aneddoti di vita, editoriale o meno. Sopravvissuti alla mole di informazioni orgogliosamente offerteci dal Perogatt (che non sopporta gli si dia del "lei"), siamo riusciti a documentare il nostro incontro avvenuto a Torino Comics lo scorso sabato 17 aprile 1999 nella maniera più chiara possibile... e a renderlo disponibile in anteprima mondiale, prima ancora della pubblicazione sulla prestigiosa rivista italiana Fumo di China di critica e informazione sui fumetti!

Com’è che un pittore e restauratore di grandi quadri per chiese e ville, cinquant’anni fa inizia addirittura a disegnare fumetti?

Non c’è niente di diverso, anzi certe volte è più difficile fare fumetti, perché l’affresco comincia e finisce lì, il fumetto bisogna continuarlo. Mi sembra non sia né una cosa scandalosa né strana. E poi secondo me il disegnatore di fumetti dovrebbe essere un po’ come il clown nel circo: deve saper fare (magari anche meglio) gli esercizi di tutti gli altri. Chi fa i fumetti dovrebbe saper fare, volendo, anche la Cappella Sistina... se serve. E al contrario, chi fa la Cappella Sistina non è detto che sappia fare fumetti.

Per te è un lavoro da artigiani, da artisti, o da industriali?

Un po’ tutto... e un po’ niente, nel senso che – almeno per quel che mi riguarda – non faccio fumetti perché ho un’ispirazione o voglio fare una certa cosa, ma lavoro (purtroppo…) su commissione, quindi il lavoro artistico diventa professionale e subisce tempi e date precise di consegna. Tutto qui.

Il fumetto è nato comico, anzi satirico. Grazie al tuo lavoro nel genere, hai raggiunto una posizione sull’eterna questione se comici si nasce o si diventa?

Secondo me, si diventa. Il comico è una deformazione della parte reale, anzi: con il satirico si possono dire delle cose serie, mentre con il genere serio non puoi dire delle cose comiche... a meno che si faccia umorismo involontario, come certi politici che parlano seriamente e a volte fanno ridere, purtroppo.

E quali sono gli autori, anche comici, che hai preso seriamente?

Come tutti quanti, prima di tutto Disney. Subito dopo, Jacovitti e Craveri. Poi mi ha preso la mano un certo… Peroni, anche se, sotto sotto, una parte nascosta di Jac resta sempre.

Scrivi le storie improvvisando come faceva lui o prepari un minimo di sceneggiatura?

No, scrivo solo un soggetto (come del resto faceva lui), quindi una scaletta con il soggetto diviso in situazioni più dettagliate, dopo di che si parte. L’unica condizione che chiedo ai giornali con cui collaboro, come Il Giornalino, è proprio di non pretendere di leggere la sceneggiatura di un mio fumetto prima che lo realizzi: per me la sceneggiatura nasce solo nel momento in cui viene fuori la storia. Se la si fa prima, vien fuori un discorso freddo: mentre la sto disegnando, mi accorgo se ad un certo punto ci vuole o no qualcosa di più preciso.

É vero che Jacovitti ha ripreso a realizzare Cocco Bill dietro le tue insistenze?

Sì, ci telefonavamo praticamente tutte le settimane. Tre anni fa mi aveva detto: non mi diverto più. Allora gli risposi: guarda che il Cocco piace. E lui: ma figurati, non lo conosce più nessuno. E io: ma sei matto? Siamo andati avanti così per due o tre mesi, tutte le settimane. Un giorno ero a Il Giornalino, quando ha telefonato al direttore con me presente, dicendo: ho voglia di rifare Cocco Bill. Era ora, gli abbiamo risposto!

E tra le decine di personaggi che hai disegnato tu, ce n’è uno a cui sei più legato, magari uno dei più sfortunati editorialmente?

Direi Slurp, perché mi lascia più libertà di dialogo e di fantasia. In effetti, ha avuto parecchi problemi. La prima volta l’ho fatto nell’84 su Più, dove ha avuto un successo tale da far nascere una rivista interamente a lui dedicata. Purtroppo l’Editoriale Domus, che è serissima, me l’ha fatta chiudere neanche un anno dopo perché "gli danneggiava l’immagine". L’ho portato poi su Il Giornalino (i lettori mi scrivono ancor oggi), ma al direttore non piaceva perché ha la lingua troppo lunga… Visto che mi ha detto "o accorci la lingua o chiudi il personaggio", ho preferito chiudere. Sarebbe come chiedere di togliere le orecchie a Topolino: resterebbe un omino nero pelato!

Peroni e la televisione: prima Carosello, poi Slurpiamo!... cosa dobbiamo aspettarci ancora?

Tutto l’ambiente dello spettacolo mi ha sempre interessato, compresa la musica. Tra le altre cose, mi sono anche dilettato a fare musiche per spettacoli teatrali e ho anche inciso dei dischi, uno dei quali ha avuto un successo enorme in Canada. Si chiama Violet space, una sigla strumentale nata per Arrivano i Putipoti (un mediometraggio pilota per la RAI, realizzato a tecnica mista: dal vero, animazioni e pupazzi animati) usata all’inizio e la fine dei programmi di una grossa TV canadese. Ne ho fatti anche altri, fra cui un paio cantati da Gianni Magni del complesso dei Gufi.

Con mia figlia abbiamo fatto la trasmissione Slurpiamo! per il circuito Junior TV, che ha avuto molto successo dal punto di vista di pubblico, un po’ meno dal punto di vista dei soldi… però molto dal punto di vista di divertimento. Adesso sto spingendo per un CD-ROM con Slurp, visto che è già più di un anno che sono su Internet, un modo diretto per arrivare a un pubblico di tutto il mondo. Ogni sera dedico almeno un’oretta a riempire sempre più il mio sito (www.perogatt.com) – che realizzo interamente da solo, da autodidatta – e con tutti gli altri collegati: quello pazzoide di Slurp, quello demenziale del mio "non personaggio" Ugo e la rivista elettronica Perocomics, che realizzo con i suggerimenti e il materiale che mi mandano i "cybernavigatori" per e-mail. Sono partito come ospite del sito dell’Anonima Fumetti (www.fumetti.org), poi mi sono messo in proprio… e ormai ho raggiunto non so quante centinaia di pagine!

Carlo Peroni e il mercato estero: un capitolo sterminato. Cerchiamo per sommi capi di avere un quadro generale.

Se intendi in quante lingue sono stati tradotti dei miei personaggi, si fa presto: tranne due o tre, direi tutte! Il piccolo Nerofumo è comparso anche nei dialetti africani, mentre Gu il cavernicolo a tutt’oggi è tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, latino compreso. Se invece parli di successo di vendite, è senz’altro prima la Germania, con il Giappone a ruota, poi Francia (dove mi hanno pubblicato fino agli anni Cinquanta) e Olanda. In Francia la mia firma Perogatt era ritenuta "poco francese", così firmavo Parroquet: più che un gatto sono diventato un "pappagallo"!

A proposito: com’è nato lo pseudonimo Perogatt?

Agli inizi della mia carriera, ero talmente appassionato di gatti che accanto alla mia firma disegnavo sempre un piccolo gatto, per cui i colleghi romani, soprattutto Lino Landolfi, mi avevano soprannominato "Perogatto". Così ho tolto la O finale, perché suonava meglio, e ho cominciato a firmarmi Perogatt! Poi nel ’91 ho creato l’Ispettore Perogatt, che è un po’ la mia autocaricatura… Ora firmo alcuni fumetti "C. Peroni", altri "Perogatt". Dipende dal tipo di lettori: se mi conoscono di più con un nome o con l’altro.

É vero che in Germania e Giappone sei più famoso di Walt Disney?

Così è risultato in un paio di sondaggi, in Germania senz’altro grazie al coniglio Sonny, mentre in Giappone va forte il merchandising, per cui ho creato personaggi ad hoc: dieci anni fa hanno creato una "linea Peroni" con vestiti, scarpe, zaini, oggettistica per ragazzi, utilizzando prima Sonny e poi Dull, uno stupido cane che dialoga con una coccinella: a me piaceva poco, ma in Giappone fa molto ridere!

In effetti, visto il numero di copertine che hai realizzato, ti si può ritenere anche un illustratore.

In realtà ho un limite, che per quanto mi sforzi non riesco a superare: fare una vignetta senza parole. Non ci riesco, ho bisogno di farli parlare. Invidio moltissimo quelli, come il grande umorista Cattoni, che riescono a raccontarti una cosa con il solo disegno, senza neanche una parola. I miei invece sono pieni di parole. Slurp mi piace anche perché parla moltissimo, tant’è vero che nella sua rivista occupava anche i bordi delle pagine…

Un vero e proprio horror vacui alla Jacovitti! Tra l’altro, oltre all’orrore per ridere, non solo hai realizzato alcune delle più gustose parodie del re del crimine (Diabetik e le animazioni di Sorbolik), ma hai anche avuto frequentazioni con Diabolik in persona: cosa facevi esattamente?

Ho collaborato agli inizi per tre o quattro anni, prima alle matite, poi con i soggetti; quando è subentrata mia moglie Maria Zanga a scrivere i soggettii, facevo matite e chine. Eravamo molto amici delle sorelle Giussani: quando hanno fatto il primissimo numero, sono venute da noi a chiederci un parere... e io ho detto che non mi piaceva la testata, soprattutto quel fondo nero! Meno male che ormai non erano più in tempo a cambiarlo... è stato uno dei miei (per fortuna pochi) errori grossolani. Però ho anche dato loro qualche suggerimento utile, come quello di curare la diffusione della rivista a livello nazionale (allora si interessavano quasi esclusivamente della vendita a Milano) e di cercare di caratterizzare maggiormente i personaggi.

Hai accennato a Disney. Tu non hai mai affrontato storie disneyane...

Un momento. In pochi sanno che ho collaborato a Topolino negli anni Sessanta (tramite un’agenzia, come con Pecos Bill) per storie, copertine e soprattutto illustrazioni per dei libri pubblicati solo negli Stati Uniti e controllati personalmente da Roy Disney, che ho conosciuto bene di persona.

Però ti sei concesso il lusso di ridisegnare, autorizzato dai rispettivi autori, altre "bazzecole" come Asterix, gli eroi di Hanna-Barbera e il mitico signor Bonaventura. Come si fa a rifare personaggi di altri – per di più di questo calibro – senza snaturarli e facendo nel contempo qualcosa di personale?

Rispettando i contratti! Per Asterix tenevo i contatti direttamente con Uderzo. Mi mandava regolarmente i disegni con le correzioni, come quando aveva deciso di cambiare le proporzioni di Obelix facendolo diventare più alto... Quando penso che ho perso i suoi disegni in un trasloco, mi mangerei le mani... e anche qualcos’altro! Invece Tofano non ce la faceva più, per cui ha concesso l’autorizzazione a continuare il signor Bonaventura, ma soltanto a patto che fossi io a realizzarlo. Infine Hanna-Barbera: mi controllano perfino i colori, ma io mi sono tolto lo sfizio di inventare nuovi personaggi nei Flintstones, come Gravelstone, un avversario in stile Rockerduck, e il sindaco di Bedrock.

Comunque ho fatto anche di peggio: pensa che sono io il creatore grafico del famigerato marchio della "Garanzia Morale", nato ai tempi de Il Vittorioso e che molti usano ancor oggi!

Come se non bastasse, sei anche co-autore di un’iniziativa ufficialmente da Guinness dei Primati: "la strip più grande del mondo". Spiegaci come funziona.

Questa è una "pazzia" che stiamo realizzando con l'amico Serio Salemi (presidente dell'A.G.I. - Associazione Gadget Italiano). C’è una specie di canovaccio che segue la storia di Giulietta e Romeo, deformata per farne una versione diluita a fumetti, e che può seguire due strade: una umoristica, l’altra veristica. Ogni autore sceglie quella che vuole per la parte di vicenda in cui si inserisce. Ad esempio, quando è venuto Eisner, Romeo subiva un agguato dei Capuleti: naturalmente lui l’ha trasformato in Spirit che gira per Verona! Attualmente gli sposini sono in luna di miele, mentre per la scena finale abbiamo cinque versioni possibili...

Hai fatto davvero di tutto!

Gianfranco Goria dell’Anonima Fumetti mi ha chiesto proprio stamattina quanti mestieri ho fatto: siccome sembrava che li avessi fatti tutti tranne il macellaio, mi sfidava: il bottaio? Ho fatto anche quello, durante la guerra. Il metalmeccanico, il farmacista? Anche. Sembra uno scherzo, però ho scoperto che sono tutte cose utili, perché fatte certe esperienze è più facile raccontarle. Per esempio, quando su Più ho realizzato Gipsy, tutti i personaggi e i luoghi del paese erano reali, presi da un paesino che esiste veramente e che sono andato a fotografare vicino a Vignale Monferrato. Nella piazza del paese c’era un aereo, e io mi sono divertito a immaginare (a modo mio…) perché fosse caduto proprio lì.

Ma allora la comicità è proprio uno stile di vita.

Qualche giorno fa ho incontrato Carcupino, uno dei più bravi illustratori italiani, e gli ho chiesto: come va? Mi ha risposto: Ho la fortuna di non avere la pensione, così sono "costretto" a disegnare: disegnando mi diverto e quindi sto bene. Io sono nella sua stessa situazione: ho scoperto poco tempo fa che le varie ditte per le quali ho lavorato non mi hanno versato i contributi, così adesso mi tocca guadagnarmi la pensione… divertendomi come un pazzo!


 

PEROGATTgrafia... IN PILLOLE

Carlo Peroni (detto anche Perogatt) è nato a Senigallia (AN) il 24 novembre 1929. Non ancora ventenne, restaura quadri e collabora alla realizzazione di affreschi, realizza soggetti, musiche e scenografie per il teatro (a volte anche interpretazioni), illustra il volume Le avventure di Pulcinella (1947). Nel 1948 inizia la sua carriera fumettistica, collaborando con Il Giornalino, nel 1950 con L'Aspirante, nel 1951 con Capitan Walter, Jolly e Il Vittorioso. Negli anni Cinquanta lavora nel cinema d’animazione (cortometraggi per una TV statunitense), a Cinecittà (effetti speciali, modellini, scenografie e titoli di testa per kolossal mitologici) e con la RAI (programmi TV e testate ERI). Negli anni Sessanta lavora con agenzie e case di produzione per Carosello, Topolino e Pecos Bill, il mediometraggio Arrivano i Putipoti (1967) e il lungometraggio Putiferio va alla guerra (1968), crea Nerofumo per Il Piccolo Missionario. Con Alfredo Castelli fonda nel 1968 Tilt, la prima rivista "demenziale" in Italia, nel 1969 Zio Boris, la seconda striscia italiana (dopo le Sturmtruppen ed escluso Gatto Filippo, già su Paese Sera nel ’50). Negli anni Settanta collabora con Horror, Cucciolo, Tiramolla, Corriere dei Piccoli, Guerin Sportivo, cura ed illustra il mensile Psyco, pubblica i volumi Mondo lumaca (1971) e 30 anni di fumetti (1978), illustra Parlacosando (1977) di Catalano. Con Laura De Luca crea Spugna (45 episodi, 1976-85). Negli anni Ottanta pubblica in Germania Sonny sull'albo mensile omonimo e sul quotidiano tedesco Bild, edita la rivista 6-96 in fascicoli per tutte le età (in edizione italiana e inglese), realizza per la Plasmon la campagna Asterix (fumetti, giochi, poster, trasferibili) e per la Parmalat quella con Paciocco (magliette, figurine, pupazzi, film a tecnica mista). Negli anni Novanta crea l’Ispettore Perogatt per Il Giornalino (dal 1991) e I fumetti di Fiorello (dal 1993), entrambi ospitati anche nei rispettivi siti Internet, realizza i fumetti per Hanna-Barbera (dal 1992, gli Antenati, Hanna-Barbera Bazar, Dastardly & Muttley - una quarantina di episodi) e sigle animate per le trasmissioni TV Zitti e Mosca, Slurpiamo!, La città dei consumi, ecc. Per informazioni e contatti diretti, l’autore è raggiungibile all’indirizzo Peromail@perogatt.com.


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