A.N.U.

Associazione Nazionale Umoristi

                           

Sommario di quanto segue:

* Perché è un'associazione virtuale e virtuosa?

* ANU fra cronaca e storia

* La tiritera dell'Arte Leggera

* Ad esempio, Luca Novelli...

*  Il tormentone del "Colto Circuito"

*  Endecasillabi: "LAVERDURE"

* Gallegria!

* Se proprio vi scappa, non siate banali, prego.

 

 

Perché è un'associazione virtuale e virtuosa?

 

ANU è forse l’unica associazione virtuale e virtuosa esistente, perché non ha sede, non ha statuto, non ha organico, non spaccia tessere e non batte cassa. La sua filosofia prende le mosse da una definizione dell’umorismo tratta da un autorevole dizionario: “È l’attitudine a cogliere gli aspetti divertenti o bizzarri della vita, per comprenderla meglio e più a fondo.”
Altro pilastro della filosofia ANU è tratteggiato dall’aforisma di Cialtron Quelsal: “Se, alla fin, non hai goduto / del sorridere scalcagno, / pensa che pure uno sputo / muove l’acqua dello stagno”.

ANU è nata per sottolineare la dignità e la fecondità culturale dell’umorismo a tutto tondo (grafico, pittorico, letterario, scenico, ecc.), focalizzando il particolare stile creativo e di vita degli autori che lo praticano.
Per questo, ahimé, è anche un’associazione snob e rognosa - una delle tante - perché si defila in quei casi in cui ritiene, magari erroneamente, che l’umorismo può essere malinteso, manipolato, strumentalizzato o addirittura bistrattato.

ANU vive grazie alla simpatia di distinti Umoristi di tutt’Italia, molti dei quali hanno fatto e fanno la cronaca o la storia dell’umorismo nostrano, e all’ospitalità di enti pubblici e privati. ANU si concretizza episodicamente e casualmente attraverso vari eventi: riunioni conviviali fra addetti ai lavori, esposizione di opere, spettacolini improvvisati, partecipazione di autori a conferenze e tavole rotonde, patrocinio di manifestazioni, ecc.

ANU ha definito e promuove un pretenzioso concetto di “Arte Leggera”, per la quale l’umorismo pensato, raccontato, scritto, raffigurato, musicato e recitato può svolgere un ruolo non banale nella produzione e nella comunicazione artistica e artigianale, siano esse mercantili o di alto livello dilettantistico.

ANU ha anche creato e promuove il marchio “Colto Circuito”, che si propone come simbolo di riconoscimento per le più varie iniziative di creatività ammiccante o non conformistica o radicalmente trasgressiva.

Pertanto, tutti gli Operatori culturali sono cortesemente invitati a richiedere il patrocinio ANU, e/o a qualificare l’umorismo come “Arte Leggera” e/o ad utilizzare il logo “Colto Circuito” per gli eventi che organizzano e per le relative attività di comunicazione.
Per il patrocinio e per gli utilizzi dei marchi, ANU non pretende compensi, ma solo qualità di contenuti e di organizzazione, nonché pacche sulle spalle.

 

ANU fra cronaca e storia

 

ANU nasce il 22 luglio 1997, da un'idea di un tal Squillante, nel corso di un convivio a Zumaglia, nel feudo di Ajazzone. In seguito l'ANU rimane come opportunità potenziale, ogni tanto riaffiorando nei discorsi dei primi Umoristi simpazizzanti, battezzati "Zii fondatori". Alla fine del 1998, il localetto milanese Comic Club ospita la prima ammucchiata chiassosamente silenziosa di Umoristi ANU.

Nel 1999, lo chansonnier Nanni Svampa invita l'ANU a organizzare un evento umoristico a Porto Valtravaglia, sul Logo Maggiore e il 19 giugno ha luogo la prima "mANUfestazione", alla quale partecipano - con opere, presenze e irriferibili prestazioni dal vivo - mooolti Umoristi di tutta Italia. L'evento, a detta di alcuni visionari, è fatalisticamente collegato con l'assegnazione del Premio Nobel a Dario Fo, che è, forse, l'unico umorista a cui sia stata conferita questa alta Onorificenza: l'idea strampalata è scaturita dal fatto che Dario Fo è nato nella zona di Porto Valtravaglia. Dal 1999, ogni anno a Porto Valtravaglia si tiene l'evento istituzionale dell'ANU, che nel 2001 ha cambiato nome("Festivaltravaglia dell'Arte Leggera"), ma è sempre organizzato e movimentato dall'associazione.

Dalla nascita, ANU ha organizzato o ha solo patrocinato molti altri eventi umoristici, fornendo opere, contributi culturali e improvvisazioni sceniche:

-      Concorso nazionale di creatività umoristica per Umoristi abituali o studenti ispirato a "Il Bestiario di Leonardo da Vinci", per conto del Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, col patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione e con la collaborazione della Rai

-      "Festival internazionale dell'Umorismo della Riviera del Garda"

-      "Humour a Gallarate"

-      "In vino veritas" nella Fortezza Medicea di Siena

-      "Premio Internazionale di Umorismo Giuseppe Novello" di Codogno

-      Incontri con Insegnanti e studenti delle Scuole di Codogno

-      Mostra itinerante nazionale "La grande avventura del Corriere dei Piccoli", inaugurata a Muggiò

-      Mostra e spettacolino nel Teatro della Memoria di Milano

-      Incontro pubblico sulla cultura popolare del Segno in Francia e in Italia, organizzato dal Centro Culturale Francese nel Palazzo delle Stelline a Milano

-      Serate a tema umoristico richieste da Rotary Club di Codogno e Lyons Club di Milano

-      Serate a tema umoristico a Roma, richieste dal "Club Acem" dei dirigenti di imprese nel settore energetico

In altre incursioni improvvisate (ad esempio in occasione della presentazione di un libro di Cavandoli al Festival dell'Unità o di una giornata conviviale nel borgo rurale di Celana, organizzata da un Docente dell'Università di Milano...) l'ANU riemerge con prestazioni umoristiche di varia natura e qualità, perpetuando la sua vocazione all'accadimento casual, dappertutto.

 

La tiritera dell'Arte Leggera
 

Innanzitutto, non prendeteci sul serio, ci mancherebbe. Provate, magari, a farlo per gioco. Serve a qualcosa? Scoprirlo è di per sé un servizio. Se serve, siete serviti. Se non serve, siete serviti lo stesso: la conoscenza è sperimentazione, confronto, dialettica, provocazione, verifica, conclusione, immaginazione. Ma è soprattutto riaffermazione di dubbi. A chi procede per certezze non offriremo mai una pizza, né gli chiederemo un’indicazione di percorso.

E dunque: l'arte non è definibile, è solo riconoscibile. Chiunque ritenga "arte" una qualsivoglia creazione, è abilitato a farlo.
Magari non avrà seguito o credito, ma chi può asserire in maniera definitiva che il maggiore o minore consenso determinano la qualità di un'opinione.
Di fatto, l’hanno detto i mercanti: se una creazione viene acquistata, meglio se a caro prezzo, ci sono ottime possibilità che si tratti di una creazione “artistica”.
Attenzione: ci sono ottime possibità, non certezze. La storia è piena di cantonate o di ineguatezze conoscitive.
Van Gogh e Modigliani, per esempio, sono stati più o meno ignorati dai contemporanei e ancor oltre. Cezanne e Klimt sono stati avversati. Picasso è stato sbeffeggiato. Molti - non ne facciamo i nomi per buona creanza - sono stati sopravvalutati. Dei fenomeni importanti, come il "Manierismo", sono stati malintesi o minimizzati o mal studiati e ancor oggi ne soffrono. Carmelo Bene è stato triturato mentre era un artista ed osannato quando non lo è stato più. Un nostro conoscente è un ottimo artista e ancor oggi non se ne è avveduto.

In pratica, il mercantilismo ha “appesantito” il concetto di arte: una creazione deve passare attraverso cento setacci e solo se raggiunge il fondo viene patentata come artistica.
Le creazioni più “leggere” o si polverizzano nell’aria o vengono trattenute da uno dei tanti setacci giustamente posti dalla critica, i cui risultati devono servire al criterio mercantile egemone.

La critica non nasce necessariamente con la vocazione mercantile, ma è ragionevole affermare che ne rimane in gran parte influenzata e si può capire il perché, siamo gente di mondo.
Il difetto del sistema, se viene assunto acriticamente, consiste nel fatto che si possono scoraggiare tante, troppo risorse creative, specie quelle dilettantistiche.
Antonio Vivaldi, il musicista, si definiva formalmente “dilettante” nei frontespizi di alcune sue opere. Tante operine “scherzose” dei Carracci, dei Tiepolo, di Bernini e tanti altri sono stati per lungo tempo ignorate dalla critica ufficiale, con il pregiudizio che si trattasse di “pause” nel lavoro artistico cosiddetto impegnato.

Però, qualche critico ci ha provato: un tal Malaguzzi nel 1929 o giù di lì ha teorizzato un’arte “gaja” per questi “scherzi” di autori famosi. Non ha mai proposto, si badi, l’equivalenza “autore famoso = capolavori, sempre = scherzi come capolavori”. Ha soprattutto valutato gli “scherzi” in quanto tali, prescindendo discretamente dall’artista manufattore.
Insomma, da timidi segnali di buonsenso e da radi spunti critici, si può affermare provocatoriamente che: “… lo vogliano o no i critici, l’arte si afferma e si nega da sé, non ha bisogno di mediatori”.
Ovviamente per la validità di questa affermazione si fa preferire quell’arte che, per tentare di comprendere la sua sostanza e la sua portata comunicazionale in termini assoluti, prescinde dai criteri relativi della valutazione mercantile.

Il meccanismo culturale è disgustosamente semplice: la creazione, una qualsiasi, si propone come “artistica” perché ritiene di essere un’opera originale (magari ripetibile con modalità scelte e gestite dal creativo), che può suscitare nei destinatari (uno, mille, ancor di più) godimento estetico, interesse meditativo, arricchimento conoscitivo, spirito imitativo e chi più ne ha più ne metta.
In più, la creazione può essere utilizzata dal destinatario per funzioni immediatamente percepibili dai più come “pratiche”: esposta, pubblicata in più esemplari, copiata, venduta (perché no?), scambiata, manipolata, conservata collezionisticamente, ecc.
Può essere anche ignorata o contrastata perché non riconoscibile (dall’opinionista di turno) immediatamente come “arte”.

Ma cosa importa? La variabile temporale non si è dimostrata - fino ad oggi - efficace e pertanto è lecito e ragionevole che una creazione possa proporsi indefinitamente come “artistica”, sotto a chi tocca.
Questo approccio snellito all’arte - tradizionalmente appesantita dall’imposizione di uno o pochi criteri di riconoscibilità - può essere definito “leggero”, cioè che svolazza al di sopra (o al disotto, fate voi) del livello convenzionale prevalente.
E’ accaduto, ci sovviene ora, per molti movimenti artistici di non poca importanza, come il dadaismo o il futurismo.

Quindi, niente di nuovo sotto il sole e l’arte leggera non ha mai detto di voler essere nuova: si propone solo di allargare le maglie dei setacci o, addirittura, di eliminarli, lasciando ai destinatari (pochi o tanti, presenti o futuri) l’esercizio della goduria o della strizzata d’occhio o dell’indifferenza.

 

Ad esempio, Luca Novelli...

 

Scrive Luca Novelli, in una presentazione sul Catalogo del Premio Satira Politica di Forte dei Marmi, del 1999: "...Definire l'arte, diceva Bruno Munari, è una preoccupazione inutile di noi adulti. I bambini fanno arte senza porsi tante domande. Definirla era una preoccupazione inutile anche per i popoli bambini, per l'infanzia dell'umanità. 

I "primitivi" decoravano le pareti delle caverne come augurio di caccia, non per farsi dare la patente d'artista dal critico più accreditato del paleolitico. Per gli antichi Greci arte voleva dire semplicemente "saper fare". Tuttora il vocabolo "arte" ha lo stesso significato presso i giapponesi, popolo raffinato e molto pragmatico in fatto di segno, design e arti visive...." 

E a proposito della "Linea" (il personaggio dei Caroselli Lagostina, per intenderci) di Osvaldo Cavandoli, prosegue Luca Novelli: "... Come un artista-primitivo Cavandoli le ha fatto mimare avventure, scene di vita quotidiana, d'amore e di sesso. Perché? Per buon auspicio, per il divertimento altrui, per soldi. Però ha fatto qualcosa che pochi altri autori suoi contemporanei sono riusciti a fare: ha dato vita alla più incredibile opera d'arte pop che sia mai apparsa sulla terra! .... La Linea - aggiungerà serissimo uno storico d'arte del futuro - è un'opera-concetto coeva dei tagli di Lucio Fontana, delle macchie di Pollock, dei barattoli di salsa di pomodoro di Andy Warhol e di quelli di merda d'artista del compianto Piero Manzoni.... Su un'altra cosa il nostro critico e il nostro storico del futuro concorderanno: quella di inserire la Linea tra le opere d'arte italiane più significative della seconda metà del ventesimo secolo..."

 

Il tormentone del "Colto Circuito"

ANU propone gratuitamente questa patacca a tutti gli Operatori culturali che hanno fegato e lungimiranza, nella speranza che possa diffondersi come simbolo di gemellaggio di eventi della più varia natura, tutti però ispirati non solo da disinteresse mercantile, ma soprattutto da intelligenza e creatività che non temono di apparire lievi, trasgressive, ludiche, scalpitanti.

La patacca può essere inserita in locandine, libri, cataloghi, programmi, mostre, tessere, giarrettiere, autoarticolati, ocarine, ecc. più o meno con la stessa logica del marchio della lana pura e, beata lei, vergine. 

Se qualche scriteriato, nonostante tutto,  intende usare il logo "Colto Circuito" (attenzione: non per attività di lucro!), per cortesia ne dia notizia all'ANU mediante la  sottostante casella email. Solo per informazione, non per altro. 

 

Endecasillabi: "LAVERDURE"

Gallegria!

 

Biassoni
Cavandoli
Cattoni
Bortolotti
Chiostri
Silver
Schioppa
Munoz
Bernardi

 

 

 

 

 

Milko
Bacci
Isca
Peroni
Squillante



mANUfestazione 1999


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